lunedì 28 luglio 2014

CCXXXXVII

Ecco, si è compiuta un'altra metamorfosi
dell'immagine che avevo io di te.

Non più irraggiungibile vestale del Tempio della Conoscenza
ma donna, finalmente, bella e amata donna

un poco inquieta così come sei tu e, di più,
a tuo agio nel baratro assassino di poeti, e perché no,

più giù ancora, nell'Inferno sprofondata
dal quale uscirai, ci puoi giurare, adesso,

con le tue forze di guerriera dura
e con le armi che ti si offriranno.

Io sarò ascia, per te, contro il demonio.

CCXXXXVI

Trasla tutto nel campo dell'illusione
là dove Maya può attaccarti infida,
svolgi la tua azione in proiezione
sdoppiati da te, affronta l'irrealtà, non la realtà.

Le corde da traino recidi con la spada
come mi dicesti, e fallo veramente;
stai per spiccare un salto dolce amica
non potrai farlo se resti ancor legata.

Negatività non devi più assorbire,
se non riconosci ancora i negativi
per saperlo, a te mettili innanzi;
il plesso solare ti darà angustia, allora.

Attaccati soltanto ad una corda,
per risalire, come ho fatto io con te;
se divarichi gli arti in presa strana
raddoppi lo sforzo per trascinarti su.

Se la corda precedente si è spezzata
abbandonala senza rammarico, non potrà più 
svolgere la sua funzione elevatrice;
lasciala al fondo, dov'è raggomitolata già.

Il fondo non fissare, guarda in alto,
per scalar montagne, lo sai, si fa così;
è sempre comunque meglio passeggiare su un costone
che farsi attrarre dal fondo che è dentro te.

Il fondo così nell'illusione resta
se giorno dopo giorno ti distanzi,
se cerchi quel poco che basta alla tua vita.
La realtà è quel che resta, dell'irrealtà, per noi.

La cima della montagna è infinitamente meno vasta
della sua base, che appartiene al fondo.

domenica 27 luglio 2014

CCXXXXV

HFalce di Luna di nuovo all'orizzonte
sagoma stagliata contro il fondo
lontana ancora troppo dai miei occhi

i tratti ancora immersi nella notte
nel buio dove il cielo ti posò
per dare una luce ancora a quelli come me

mannari mostri ancora ciechi nella mente
che nelle tenebre sono crescenti insieme a te
e che catturi con la dolce forza tua

fatta d'attrazione e repulsione insieme;
rivolta a me, da sola mi hai attirato e mi hai convinto
che essere Luce è ancor più che imperversare

in quella storia ricca solamente di fantasmi;
e mi hai preso accanto a te per incamminarmi
dal mio tramonto e dalla notte al Sole

del quale vedo adesso la mia prima aurora
con il pensiero però restando sempre accanto a te,
fino a strapparti con l'amore e la sua forza

dal tanto nero nel quale tu stanziavi,
fino a cambiarti da satellite nell'astro,
amata stella significante la mia vita

mi ricompari ora per affacciarti a questo giorno
Falce di Luna, stavolta più vicina,
nuda in tutto, i tuoi flessi risplendono abbaglianti;

rimani nel Sole, il satellite potrà 
ridurre di una fase se tu gli mancherai;
bella, ti abbraccio anche con gli occhi

ora che vedono, puoi crederci, lo sai.
Resta tra gli astri, dov'è il posto tuo.

CCXXXXIV

Notevole risposta, tu mi hai replicato,
e altrimenti non avrei saputo fare, replicando a mia volta,
ad un tuo richiamo che, ti dirò, era da molto tempo atteso,
anche se, in fondo, avrei potuto fingermi distratto.

La prima ragione della risposta, l'attenzione che riponevo
in quel che andavo dicendoti, proprio a te che m'hai aperto il cuore,
mostrandoti così, e mi hai creduto come ti credetti io a mia volta;
ho voluto mostrarmi di una qualche utilità per te.

Il secondo motivo era che tu mi sfidi in tutto,
richiedendomi da brevi tue parole una risposta chiara,
e sai bene che una sfida tua così palese
m'accalappiava appieno per dimostrarmi a te tuo pari.

Esserti utile o pari in fondo non ha rilevanza;
il fascino dello sconosciuto manterrei volentieri per te;
immagina perciò che gli scritti che ti ho portati,
come pure le fotocopie annesse, provengano da lontano.

Immagina il lontano più lontano ancora,
quello che passa i confini dei Mondi Uniti e il Cosmo.
Tu sai con quanta venerazione.

CCXXXXIII

Ti ho sognata, stanotte, ed è la prima volta
da che ricordi.
Avevi abbandonato la Panda oramai sfasciata
ed eri alla guida

di una Fulvia coupé color metallo argento;
avevamo appuntamento all'Aventino
nella piazzetta sotto casa ch'era mia.
Mi sono seduto allora accanto a te

e nella splendida giornata di sole,
ch'era poi la domenica di oggi,
mi hai scarrozzato con te a Positano,
dove ci siamo persi nel profumo e nei colori

delle buganvillee in fiore aggrappate alle pareti.
Non potevo chiedere di più, dopo averti amata.

CCXXXXII

 Vivere non è soltanto realizzare il possibile
come l'edito, colui cioè che resta quel che è,
ancora immagina.

Vivere è soprattutto abbattere le barriere dell'impossibile,
abbattere l'incapacità mia propria di saperlo fare e bene,
per fermarmi poi nel mondo dove starò a mio agio, inedito,

cosciente della originaria alterità, capacità stavolta
di manifestarmi intero, senza più dubbio alcuno,
che quel passaggio mi renderà possibile.

La tua asserzione, che il Sole prosegue intanto il suo cammino,
è vera per meno di metà;
il tuo senso dell'inconoscibile deve ancora

integrarsi con un'altra tua realtà,
nella quale vedrai che mistero non c'è, che tutto è chiaro,
e che sempre in alto ci dirigiamo, come faville di fuoco.

È vero soltanto per metà, ma per metà è vero. 

CCXXXXI

Elementare, come direbbe
quel signore capelluto quando scioglieva
gli enigmi più intriganti, accompagnato
dall'assistente meno dotato e attento.

Li ho divorati quei racconti, invidioso
della sua mente
che solo a chi non pensa poteva apparir contorta
perché funzionava per analogie, per deduzioni.

Forse riesco a farlo anch'io, ora, chissà.

L'ombratura che ti avvolge il viso e il resto
e la tua stessa proiezione d'ombra a terra
quando dal Sole ti allontani eretto
sono illusione e dentro ci sei immerso.

Solo se incedi deciso nella Luce, quell'illusione
non la scorgi più, anche se l'hai ad un passo.
Ovvia constatazione, ad arrivarci
ci ho messo quarant'anni e forse non son bastati.

Elementare, Lorenzo.