giovedì 24 luglio 2014

CCXXI

"Lei non mi disturba mai."

Hai rubato ancora terra alla mia follia
la spiazzi come certo sai di tuo
come forse stai imparando anche da me.

Mi son lanciato sul pendio nevoso sopra la slitta,
la crisi mia incedente,
con freni non ancora collaudati
per esser anche altro che non ciclotimico per sempre.

C'eri tu al fondo e m'aspettavi pronta 
ma, anche volendo, non potevi più arrestarmi la discesa;
dietro te, subito appresso, il burrone, delirio universale.
La mia mente ingrippata voleva la mia morte.

L'altro da me, che insieme a te è rinato,
ha risposto appieno con inedito fulgore d'intelletto
e le esequie approntate dalla mente ottusa
sono rimaste parole vergate su un foglietto.

Non mi turbi più, son preda tua di guerra,
non mi turbi più, son preda tua d'amore.
Analista impavida, a te questa mia resa.

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