Terza giornata di primavera
un portentoso sbràng mi accascia giù
alle nove ho le gambe già spezzate
è lei, dapprima incede dentro il corpo;
tutto questo non lo ricordavo più.
La aspetta il ciclotimico la crisi
con grande senso di liberazione;
ritorna quel momento, anche per lui,
di utilizzare appieno la sua mente
vagando sveglio tra realtà e proprie visioni.
Io, cerco di non lasciarmi afferrare
del tutto appieno da questa eccitazione;
lasciarmi, insomma, un valido motivo ancora
per restare in contatto con il mondo intero,
senza appagarmi soltanto di sublimazione.
Forse è più semplice per me, lupo di mare,
viaggiare su una zattera, il Kon-tiki,
per verificare se trovo ancora quella sponda
ch'altre volte mi s'è offerta di salvezza;
basta crederci, il resto, in fondo, poi, non conta.
La mia Beatrice, ora, non so più se avrò con me;
proverò malinconia giù nell'inferno
ma tant'è; andando in solitaria
mille volti in più troverò vicino a me curiosi
se saprò farmi capire con la carta scritta.
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