Il secondo giorno di primavera
l'aria ronza della nuova vita
il tepore mi accompagna dal mattino
tolgo la coperta per la notte
indosso le fresche calze di cotone
un telefono che squilla nella via
al semaforo sembran tutti fermi in sosta
il vigile si sbraccia inutilmente
m'accendo allora un'altra sigaretta,
accidenti!, quella ancora va dal mago
poi sostiene che si trova nel Programma
forse vuole prendermi un po' in giro
quando dico che c'è attrito nel vararsi
poi rallenta perché l'acqua è da tagliare,
molti di loro mi riguardan sbigottiti
ma cosa ho detto?, era perché serviva a voi
poter conoscere altre vostre qualità;
ma me ne torno dalle capre nella stalla!,
almeno un po' di latte me lo danno;
ecco un guizzo dell'acrobata clownesco
che rimbalza sulle rive dei suoi mari
per tornar poi vestito tutto in oro,
se la prende tra le braccia, poi la bacia,
dolce aurora di una vita tutta nuova
che riappari ogni giorno nella mente
persino quando scrivo demenzialità,
complemento a me di un angolo perfetto,
tu che forse fuggirai perché da sola
crederai di realizzar la vita tua
e son certo che, se vuoi, ci riuscirai;
ma lasciami pensare spesso a te
dolce metà della tessera di un puzzle
stranamente incontrata in una vita
nella quale mi riconosco già al mio posto
insieme a te; qui di certo in due ce la facciamo,
unendo gli arti, a restare sempre in piedi
per poterci anche con gli altri carezzare,
darci la gioia che finora fu negata
di aver rapporto per intero, essendo mezzi
e mai più mezzi rapporti credendoci completi.
Non è ancora ciclotimia, è tanto amore ancora.
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