giovedì 10 luglio 2014

CLXXXII

Qui, in questa realtà primaria
dove vivo da giorni quest'altra mia crisi
hanno ancora voci gli uomini

hanno ancora contorno le figure
che non si innalzano più, inerpicate
sulle scale mobili dell'illusione svolta

lungo i pendii del monte
scabro e fisso a terra come pietra
che a me appariva ascesa all'Assoluto

per pervenire, dilatate in prospettiva,
al picco della cruda trascendenza falsa
deformazione in sostanza del pensiero

oltre che di forma, all'apparir d'illogici
moti svuotati da gesti defraudati
risa stentate che opprimono il palato

abbracci impulsivi raggelanti a morte
fischi canori leganti come colla i denti
ricordi di passate uscite fuori

che tornano a eccitare ancora i sensi
poveri mezzi miei che si combinano
per farmi palpare il buio, che trapassavo cieco.

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