Qui, in questa realtà primaria
dove vivo da giorni quest'altra mia crisi
hanno ancora voci gli uomini
hanno ancora contorno le figure
che non si innalzano più, inerpicate
sulle scale mobili dell'illusione svolta
lungo i pendii del monte
scabro e fisso a terra come pietra
che a me appariva ascesa all'Assoluto
per pervenire, dilatate in prospettiva,
al picco della cruda trascendenza falsa
deformazione in sostanza del pensiero
oltre che di forma, all'apparir d'illogici
moti svuotati da gesti defraudati
risa stentate che opprimono il palato
abbracci impulsivi raggelanti a morte
fischi canori leganti come colla i denti
ricordi di passate uscite fuori
che tornano a eccitare ancora i sensi
poveri mezzi miei che si combinano
per farmi palpare il buio, che trapassavo cieco.
Nessun commento:
Posta un commento